Ancora poco efficienti le banche italiane

Secondo la Banca Centrale Europea, gli istituti bancari del nostro Paese sarebbero ancora poco efficienti, nonostante i vantaggi ottenuti grazie alle politiche monetarie adottate a Francoforte, soprattutto a causa della scarsa qualità del credito e dei derivanti dalle sofferenze.

Continuano a latitare sotto il profilo dell'efficienza le banche italiane. Ad affermarlo è la Banca Centrale Europea nell'ultima edizione del suo rapporto sulla stabilità finanziaria il quale viene pubblicato due volte all'anno. Lo stesso istituto guidato da Mario Draghi mette in rilievo come, nonostante le politiche monetarie dell'istituto di Francoforte, ultima delle quali il Quantitative Easing, abbiano provveduto a portare a un maggiore eccesso di liquidità con la conseguente riduzione del costo del denaro, i nostri istituti stentino a raggiungere livelli adeguati sotto il profilo dell'efficienza e della qualità.

La crisi ha colpito duro

E' proprio la Bce a sottolineare come il costo del denaro per le banche europee nel 2008 si aggirasse in media intorno al 7%, per poi salire al 10-12% nella fase più acuta della crisi, ovvero nel 2011 e 2012, per poi tornare su un livello compreso fra l'8% e il 10% a partire da dicembre 2014.

Le banche italiane sono ancora poco efficienti secondo la Bce

(Le banche italiane sono ancora poco efficienti secondo la Bce)

In questo quadro, va rilevato come il nostro Paese prima della crisi finanziaria vantasse una posizione migliore della media continentale, con il costo del capitale attestato intorno al 6% nel 2005, con una salita negli anni della crisi mai più riassorbita. La ragione dell'aumento del gap sarebbe da ricondurre ad un incremento del premio per il rischio, il quale va a colpire soprattutto le economie periferiche o quelle dei paesi con un debito più elevato. 

I motivi dell'elevato costo del denaro in Italia

E' l'istituto Prometeia a precisare come in Italia il costo del capitale bancario dipenda prevalentemente da tre caratteristiche: qualità del credito, efficienza e  patrimonializzazione. In ordine al primo fattore, a pesare sono soprattutto i crediti deteriorati, ovvero quelli la cui riscossione dalle imprese e dalle famiglie può essere considerato al minimo problematico e il loro rapporto con il totale dei crediti iscritti a bilancio: una volta che il rapporto cresce, cala la qualità del credito. L'efficienza è invece data dal rapporto tra costi operativi e margini di intermediazione, ovvero quello che in pratica rappresenta il guadagno. Sono proprio le banche meno efficienti, quelle che hanno un elevato rapporto in tal senso, a dover sostenere un maggio costo per procacciarsi il capitale.   

Il problema dei crediti deteriorati e la Bad Bank


Proprio la crescita del volume di crediti deteriorati, originata dalla crisi finanziaria e proseguita anche nel 2015, avrebbe avuto un peso molto rilevante sull'aumento del costo del capitale bancario italiano. Un problema cui ora il governo sta cercando di porre riparo con il progetto della Bad Bank sponsorizzato soprattutto dal Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Un progetto che ha però sollevato forti opposizioni non solo in sede parlamentare, ma anche continentale, in quanto sono in molti a ravvisarvi un aiuto di stato al sistema bancario. 

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Dott. Dario Marchetti
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