Per i conti correnti diventa più facile cambiare banca
Nell'ambito dell'Investment compact, il decreto esaminato recentemente in Consiglio dei Ministri, è stata approvata anche l'applicazione al nostro Paese della direttiva europea relativa alla portabilità dei conti correnti. La norma approvata, stabilisce un termine obbligatorio di quindici giorni entro il quale le banche debbono assicurare il trasferimento di un conto corrente da un istituto all'altro e in modo del tutto gratuito. Chi cercherà di sfuggire all'obbligo, sarà obbligato a risarcire il cliente.
E' stato lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, durante la conferenza stampa che ha fatto seguito all'approvazione del decreto in CdM, ad affermare che da questo momento sarà impossibile alle banche sottrarsi all'obbligo in questione. Una rassicurazione importante, in quanto già nel corso del 2013 l'Antitrust ha reso noti i risultati di una indagine portata avanti per ben ventotto mesi, dalla quale è poi risultato che nel nostro Paese, nonostante il tentativo fatto nel 2007 con la lenzuolata di liberalizzazioni predisposte da Bersani, la mobilità da una banca all'altra è rimasta sempre molto bassa. Così come è rimasta scarsa l'applicazioni di condizioni più favorevoli all'interno dello stesso istituto, a causa della scarsa informazione proposta dal sistema bancario alla propria clientela.
La scarsa predisposizione del sistema bancario a favorire la libera concorrenza nel settore, si è poi accompagnata alla lentezza nella chiusura di un conto al fine di aprirne un altro, messa in rilievo dal Garante già un anno e mezzo fa.
(Arriva la portabilità del conto corrente a costo zero anche in Italia)
Naturalmente la decisione di mettere uno stop a qualsiasi tipo di spesa e di onere per la portabilità dei conti correnti (e quindi del trasferimento degli strumenti finanziari, degli ordini di pagamento e di tutti gli ulteriori servizi e strumenti che sono solitamente associati al conto) è stata accolta con favore dalle associazioni dei consumatori, ormai da lungo tempo impegnate in una battaglia sul caro conto corrente. Una distorsione che secondo Adusbef e Federconsumatori sarebbe causata dai continui balzelli aggiuntivi, spese e commissioni le quali vengono applicate dagli istituti bancari in modo da appesantire artificialmente i costi di gestione. Distorsione messa in rilievo proprio dall'ultimo report elaborato dalle due associazioni e pubblicato nel dicembre dell'anno appena terminato, dal quale emerge che il costo medio di gestione di un conto corrente con profilo a bassa operatività, così come emerge dall'Indicatore sintetico di costo (Isc), che tutte le banche sono obbligate a indicare nel riassunto annuale dell'estratto conto, andava ad attestarsi a quota 321 euro, contro una media europea di 114 euro.
Ennesima anomalia di un paese che evidentemente non riesce a tutelare i suoi consumatori. I quali sono ora chiamati a rendere concreto il successo della norma sulla portabilità dei conti, promuovendo quella mobilità che sino ad oggi ha sempre latitato. E' il Sole 24 Ore a ricordare come nel corso del 2014, soltanto l'8% dei correntisti abbia deciso di migrare ad un altro istituto bancario. Una tendenza del tutto inversa a quella registrata in settori come la telefonia o l'energia. A scusante di questo apparente conservatorismo, va ricordata la trafila burocratica cui deve sottoporsi chi vuole portare il proprio conto corrente in un altro istituto. Come la comunicazione delle nuove coordinate bancarie ove sul conto corrente sia compreso l'addebito delle bollette, dello stipendio e delle eventuali rate del finanziamento. Probabilmente, a spingere stavolta gli italiani a mutare le proprie abitudini, sarà la evidente convenienza economica. Basti pensare al riguardo che senza le spese di portabilità, cambiare banca potrebbe comportare un risparmio sino a 150 euro all'anno.
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