CEI e ABI insieme per il prestito della speranza

La Conferenza Episcopale Italiana e l'Associazione Bancaria Italiana hanno unito le loro forze per varare il cosiddetto prestito della speranza, rivolto a imprese e famiglie in difficoltà, con un fondo di garanzia che è stato portato a 100 milioni di euro per il prossimo biennio.

Si chiama "prestito della speranza" e già il nome riesce a far capire la valenza dell'iniziativa messa in campo dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) in collaborazione con  l'Associazione Bancaria Italiana (Abi) tramite un accordo siglato nel dicembre del 2010 con il scopo di erogare finanziamenti a tasso agevolato alle famiglie in difficoltà. Le banche che hanno aderito al progetto, in cambio dei finanziamenti hanno come garanzia l'apposito fondo costituito con le risorse dell'8 per mille e delle donazioni spontanee di chi decide di contribuire all'iniziativa. La quale ha avuto discreto successo, facendo arrivare finanziamenti per oltre 25 milioni di euro a 4.500 famiglie, come è stato rivelato dal presidente della Cei Angelo Bagnasco. Un successo che dovrebbe essere replicato con la nuova fase del progetto, scattata lunedì 2 marzo e che andrà a coprire quest'anno e il prossimo. Il collettore dei finanziamenti sarà Intesa Sanpaolo tramite Banca Prossima e l'obiettivo è garantire altre tranche di credito a tassi agevolati a famiglie e a persone in momentanea difficoltà, con il fondo di garanzia che vedrà in pratica quadruplicata la sua dotazione, a 100 milioni di euro.

Il prestito della speranza è un'iniziativa di Cei e Abi

(Il prestito della speranza è un'iniziativa di Cei e Abi in favore dei disoccupati)

Il "prestito della speranza" dispiegherà la sua azione attraverso due canali, uno diretto alle iniziative imprenditoriali e l'altro alle famiglie in condizione di disagio. Nel secondo caso, il tetto raggiunge i 7.500 euro, erogati in sei rate bimensili di 1.250 euro, e il finanziamento è inteso come una forma di sostegno al reddito. Il prestito è finalizzato all'avvio di un'attività autonoma o al reinserimento lavorativo tramite un percorso di formazione o di riqualificazione professionale. Lo schema che sovrintende al prestito prevede la richiesta della famiglia in difficoltà alla Caritas o all'ufficio diocesano, cui è deputata la funzione di accertare la presenza dei requisiti richiesti al fine di valutare l'opportunità di girare la domanda a una delle banche aderenti al progetto e di assistere nella compilazione della richiesta. La documentazione da presentare, prevede la presenza del certificato di matrimonio, lo stato di separazione con affidamento dei figli, quello di famiglia e il bilancio familiare. Il Tasso annuo effettivo globale (Taeg) applicato non può superare il 4%. In caso di persistenti difficoltà, previa nuova valutazione dell'istituto di credito, il prestito può subire una proroga per un secondo anno e per la medesima cifra. In caso di cessata necessità, l'erogazione può invece essere sospesa. Il piano di ammortamento prevede cinque anni al massimo, con il primo versamento da effettuare dodici mesi dopo la concessione del prestito. 

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Dott. Dario Marchetti
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