Quali conseguenze potrebbe avere il Job Act sui mutui?
I decreti attuativi del Job Act, la riforma del lavoro predisposta dal governo Renzi che manda praticamente in soffitta l'articolo 18, continua a provocare grandi polemiche. Tanti gli argomenti avanzati dai detrattori del provvedimento, secondo i quali il nuovo regime sposterebbe troppo dalla parte delle imprese l'equilibrio dei rapporti di lavoro, a partire dal demansionamento e dalla possibilità di licenziamenti collettivi. Uno degli aspetti che però rimane in sospeso è quello relativo all'impatto che la riforma del lavoro potrebbe avere sulla possibilità di accedere al credito per tutti quei giovani che saranno sottoposti al nuovo contratto a tutele crescenti. Secondo molti addetti ai lavori, infatti, molto difficilmente gli istituti bancari accorderanno mutui per l'acquisto della casa ai lavoratori che si presenteranno con questo tipo di contratto per chiedere l'erogazione di finanziamenti. Avanzata in particolare da Luigi Di Majo, uno dei rappresentanti di spicco del Movimento 5 Stelle, l'ipotesi di una chiusura delle banche verso i giovani contrattualizzati a tutele crescenti è evidentemente fondata, se si pensa che lo stesso Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera ed esponente di rilievo del Partito Democratico, ha voluto porre una domanda in tal senso ad Antonio Patuelli, presidente dell'Associazione Bancaria Italiana.

(Il mondo politico si interroga sugli effetti del Job Act)
La risposta del numero uno di Abi non ha certo contribuito a sgombrare il campo dai dubbi, se si pensa che Patuelli ha affermato che la domanda, per correttezza metodologica, andrebbe rivolta innanzitutto a European Banking Association e Banca Centrale Europea, ovvero al Sistema Europeo della Banche Centrali che dal 4 novembre scorso definisce le regole ed i controlli sulle banche continentali. In conseguenza di questa risposta, Damiano ha quindi invitato Matteo Renzi di farsi interprete di questo problema in sede europea, affermando allo stesso tempo di confidare in una risposta positiva, la quale farebbe fare un passo significativo alla autonomia ed alla dignità di una intera generazione di giovani.
Il problema, dunque resta sul tappeto e anche se dovesse arrivare una risposta come quella preventivata da Damiano, sembra difficile poter pensare che le banche italiane decidano di rischiare su mutui che dovrebbero essere ammortizzati in un arco temporale molto esteso, di fronte alla possibilità di licenziamento economico introdotta dal Job Act che lega dunque il posto di lavoro ad un ciclo economico favorevole, ovvero ad una vera e propria incognita, soprattutto in tempi medio lunghi. Al riguardo, andrebbe ricordato che se sono in netto aumento le richieste di mutuo per l'acquisto di un'abitazione, si muove ancora molto poco sul fronte delle effettive erogazioni di finanziamenti. Le statistiche al riguardo, esibite trionfalmente dall'Associazione Bancaria Italiana, sono infatti drogate dai dati concenenti le surroghe, ovvero le rottamazioni dei mutui già esistenti e la loro sostituzione con nuovi finanziamenti a condizioni più favorevoli.
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